Chi possiede uno spazio verde, grande o piccolo esso sia, sa che il risultato d’insieme è la somma di molti microambienti distinti che uniti compongono il giardino; ad esempio vi sarà una zona con esposizione sud, sud/ovest molto soleggiata e che avrà necessità di un apporto idrico maggiore o comunque distinto rispetto ad una parte dello stesso giardino che invece si sviluppa sul versante nord, magari dietro un edificio o delle alberature alte che proiettano ombre pesanti e buie.
Quando progettiamo o facciamo modifiche nel nostro appezzamento dobbiamo sempre considerare gli habitat distinti che lo compongono o che si verranno a creare, condizionati dalla presenza di strutture architettoniche, alberature di prima grandezza, veri e propri landmark del progetto, o sistemi naturali preesistenti quali possono essere ruscelli, stagni e pareti rocciose.
Uno dei microambienti più caratteristici quanto di delicata gestione in un giardino è quello delle zone ombrose che spesso risultano anche umide proprio per la ridotta evapotraspirazione del suolo.
Se ci troviamo di fronte a questo genere di habitat spesso siamo portati a pensare che la sua presenza sia un fattore limitante e che la sua gestione risulterà problematica e impegnativa.
Se in alcuni contesti molto naturali, come ad esempio ai confini di una area densamente boscata, sono poche o nulle le azioni da intraprendere per la gestione del sito, se non forse quello di assecondare quanto più possibile ciò che la natura ci suggerisce, ovvero il cosiddetto Genius loci, al contrario in aree più piccole e nelle vicinanze di abitazioni bisognerebbe pensare a queste situazioni come una possibilità anziché un limite.
Possibilità poiché scientificamente le aree umide del pianeta sono le più ricche di biodiversità, dove la vita animale e vegetale e fungina (il regno che si sviluppa al di sotto del terreno, lontano dai nostri occhi e che proprio per quello spesso dimentichiamo ma che riveste invece un ruolo di prim’ordine nell’equilibrio naturale delle cose) trova massima espressione, dove si manifesta e si riproduce in moltissime forme ed espressioni distinte.
Vi invito a ripensare a queste zone come un Plus aggiuntivo del vostro giardino, da preservare, da incentivare, per quanto possibile, ed anzi da valorizzare osservando come alcuni tipi di piante prediligano vegetare sui bordi di una depressione umida del prato, dove l’acqua forma delle pozze dopo un temporale, ed invece altre scelgano di tenere le radici costantemente affondate nell’acqua di uno stagno od un ruscello che attraversa la vostra proprietà. Questo genere di osservazioni potrà portare fioriture, profumi e destare interesse laddove prima pensavamo di dover risolvere un problema.
Molte sono le specie di piante che si adattano e rendono interessante una zona ripariale o umida, la Caltha palustris, ad esempio, di piccole dimensioni e gialla e copiosa fioritura, gli Iris pseudoacorus, veri protagonisti delle zone umide, la Menta, il Ranuncolo delle canne, molti tipi di Carex e svariate altre dai portamenti e dalle caratteristiche più disparate.
Uno degli aspetti che più ritengo importanti però è che queste piante creano riparo ed un habitat adatto per la piccola fauna selvatica, donando vita e “folklore” al contesto.
Infatti, se una delle obiezioni che più spesso mi viene fatta riguardanti le zone umide è la presenza delle zanzare come conseguenza, che se da un lato può essere vero, lo è altrettanto che vi sarà anche la presenza di animali che si nutriranno delle larve e delle zanzare; Animali graditi come le rane ed i rospi che quando sono girini contribuiscono alla pulizia del fondale nutrendosi di alghe e da adulte si cibano di mosche, zanzare, vermi e lumache.
Questo per dire che un ecosistema, per quanto piccolo possa essere, per funzionare e restare in equilibrio necessita di tutti, o quasi, gli elementi che la natura ha pensato per lui, sia biotici che abiotici: i substrati opportuni (il terriccio, le rocce, gli strati di sostanza organica che si decompone), le piante che vi si adattino, la piccola fauna e gli uccelli che contribuiscono a donare vita e mantenere il contesto in armonia col resto del giardino.
Se proviamo ad osservarlo da questo punto di vista quindi un angolo di giardino che prima ci pareva “stagnante” e forse da bonificare, con qualche piccola accortezza e una buona dose di sensibilità potrà contribuire invece a donare colori, interesse, vita e biodiversità mai osservate prima di allora in giardino e sarà forse la volta in cui una sera, sorseggiando un calice di vino in veranda, vi accorgerete che una famiglia di ricci avrà preso dimora in giardino sotto ad un grande cespuglio di Viburno oppure che un Germano reale abbia scelto il vostro stagno per rifocillarsi prima di riprendere la sua migrazione.
Il guardare una cosa è ben diverso dal vederla. Non si vede una cosa finché non se ne vede la bellezza. O. Wild.