Pare ormai assodato che l’ecosistema intorno a noi stia mutando nelle forme e nelle sue manifestazioni: inverni particolarmente caldi e privi di neve, estati lunghissime, roventi e con poche precipitazioni, l’estinguersi delle riserve nevose nei ghiacciai dell’arco alpino, eventi temporaleschi di carattere quasi monsonico sempre più frequenti.
Se l’uomo ha una buona capacità di adattamento alle condizioni climatiche avverse, attraverso la tecnologia e la possibilità di ripararsi dagli agenti atmosferici, la natura invece è più lenta nella sua risposta fisiologica e quindi dovendo fronteggiare condizioni differenti da quelle abituali si trova in evidente difficoltà, come possiamo notare osservando i fiumi, i boschi, il tipo e la quantità di fauna che li popola e la grande fatica della Montagna.
Piante che solo un decennio or sono in nord Italia erano considerate a rischio morte per il freddo – Oleandri, Ulivi, Tamerici, Corbezzoli – oggi sono assolutamente acclimatati.
Nei nostri fiumi e laghi hanno fatto la loro comparsa Gamberi della California, Fenicotteri rosa e tartarughe tropicali.
Anche osservando meglio i nostri amati Giardini possiamo notare come questo mutamento li coinvolga, in certi casi anche sostanzialmente; Infatti specie di alberi da sempre protagonisti dei parchi del nord Italia della fascia sub alpina, come i Faggi, i Castagni, le Querce stanno pagando a caro prezzo temperature troppo alte, alberi pionieri come le Betulle prestano il fianco e si defogliano già in luglio, insetti di altri continenti banchettano allegramente con le foglie, le radici e i fiori delle piante autoctone, totalmente vulnerabili ad antagonisti aggressivi e sconosciuti alla loro memoria evolutiva.
Zanzare sempre più tolleranti anche al clima rigido svernano quasi senza problemi nei pressi di zone umide, patologie fungine di recente introduzione rovinano i raccolti o l’aspetto delle nostre colture.
Ma come può affrontare tutto ciò un Giardiniere sensibile?
Con spirito di osservazione, conoscenza e rispetto del sistema Giardino, un pizzico di estro e la caratteristica chiave nell’evoluzione degli organismi viventi terrestri: spirito di adattamento!
Osservare i piccoli e grandi cambiamenti in atto attorno a noi nel breve, medio e lungo termine, è la base dalla quale partire.
Sarebbe una cosa simpatica e molto utile in quest’ottica, tenere un diario dell’evoluzione dei nostri spazi verdi, nel quale annotare date salienti, ad esempio quando la Magnolia soulangeana ha perso completamente il fogliame, oppure quando è spuntato il primo Crocus, o ancora la data dell’arrivo delle rondini, oppure ancora il giorno dell’ultimo taglio erba dell’anno.
Insomma, tenere monitorati gli eventi e le date che si riferiscono al Giardino per tracciarne l’evoluzione nel corso degli anni.
Conoscere le nostre piante e le loro esigenze colturali ci darà modo di comprendere che, ad esempio, dove un tempo la nostra Ortensia Annabelle vegetava rigogliosa, ora con l’incremento delle temperature risulta spesso avvizzita e priva di tono, andrà quindi trapiantata in un luogo più ombreggiato e fresco che accolga le sue foglie e le radici delicate.
Oppure, lo spazio che avevamo da sempre riservato al tappeto erboso di Loietto da qualche tempo risulta costantemente presidiato da erbacee dozzinali e striscianti che si sollazzano al sole più feroce del primo pomeriggio come niente fosse. Questi sono segnali palesi che qualcosa sta rapidamente cambiando quindi possiamo (e dobbiamo?) attuare diverse strategie per affrontarlo: dismettiamo il Loietto che notoriamente è una graminacea microterma che predilige il fresco di aprile e settembre per performare al meglio, in favore di un tappeto erboso di Zoysia matrella, una pianta adattissima alle alte temperature e più rustica alle malattie fungine, oppure a seconda della posizione del prato potremmo optare per la semina di un variopinto prato fiorito, miscuglio di annuali e erbacee perenni da fiore che va sfalciato solo 2/3 volte all’anno e che regala un’impareggiabile layout naturale oltre ad attirare farfalle, uccelli e insetti utili.
Se poi abbiamo la fortuna di avere un’esposizione particolarmente favorevole anche in inverno sarà possibile valutare l’impiego di tappezzanti perenni come la Verbena o la Lippia nodiflora, piante a portamento strisciante che formeranno fitti cuscini vegetali fioriti in molti mesi dell’anno, di ridotta manutenzione e modestamente calpestabili, senza trascurare il fatto importante che hanno ridottissime esigenze idriche (se rapportate ad un tappeto erboso tradizionale).
Cerchiamo di sfruttare al meglio tutte le risorse naturali a nostra disposizione per affrontare questi cambiamenti, ad esempio impariamo ad impiegare con abbondanza il cippato di legno alla base di alberature ed aiuole, per mantenere bassa la temperatura delle radici, per rallentare la crescita delle infestanti e per ridurre il bisogno di acqua delle piante.
Dismettiamo i teli sintetici che portano ad una morte biologica del terreno al di sotto di essi, apportiamo acqua in maniera abbondante ma con meno frequenza per sviluppare apparati radicali più profondi e meno soggetti al calore superficiale del terreno.
Iniziamo a sperimentare piante nuove che possano meglio adattarsi al nuovo microclima, valutando la zona di rusticità (hardiness zone) prima di acquistarle.
Lasciamo che le piante si irrobustiscano cercando di limitare al minimo l’apporto di acqua non meteorica, così facendo gli steli ed i tessuti saranno più tenaci e meno attaccabili dai patogeni e selezioneremo un Giardino rustico ma fiorito e durevole e che, soprattutto, sia meno bisognoso del nostro intervento.
Dove e se possibile evitiamo pavimentazioni impermeabili che aumentano il riverbero del calore e non permettono il filtraggio delle acque meteoriche al terreno, creiamo piuttosto delle oasi di ombra fresca mettendo a dimora alberi adatti allo scopo, dove sviluppare una stanza esterna rilassante e totalmente naturale per immergerci completamente nella nostra visione di Giardino naturale, inebriati dal profumo della Gardenia e cullati dall’ondeggiare degli steli dei Miscanthus.
Lo spirito di adattabilità sarà quello che ci consentirà di affrontare e superare i mutamenti, seguendone le indicazioni per non venirne travolti o danneggiati, ma al contrario traendone vantaggio, dipingendo scenari vegetali sino ad oggi sconosciuti.
“L’evoluzione può essere necessaria soltanto a colui che si renda conto della sua situazione e della possibilità di cambiarla, e si renda conto che ha dei poteri che non usa e delle ricchezze che non vede. Ed è nel senso della presa di possesso di questi poteri e di queste ricchezze che l’evoluzione è possibile.”
GEORGE IVANOVITCH GURDJIEFF