A volte mi soffermo a riflettere su ciò che ha realmente valore nella vita di una persona, ed immancabilmente, se togliamo per un solo momento dalla lista le relazioni umane, mi ritrovo focalizzato su aspetti e situazioni che fanno riferimento a elementi naturali.
Ad esempio, quando quest’estate la temperatura si è fatta insopportabile per animali, uomini e piante, quale era il luogo che cercavo con assiduità? La fresca ombra al di sotto della chioma di un grande albero (magari sdraiato su di una amaca con un buon drink in una mano ed un libro di Dickens nell’altra). Non che l’ombra proiettata da una pergola non sia ombra ma la frescura percepita realmente sotto una pianta è impareggiabile, a dimostrazione che l’essere umano, in quanto tassello di un ecosistema, trae beneficio massimo quando è inserito e si muove nel contesto che gli è più naturale ed anzi, più si allontana da ciò che è organico a favore del vivere tecnologico, tanto più col passare del tempo sarà preda di squilibri emotivi e fisici.
L’immagine di relax e benessere nella mia mente è sempre associata ad un contesto ecologico, dove i bioritmi siano scanditi dalla luce, dalla temperatura e dagli elementi viventi attorno a me, che siano essi vegetali od animali.
Immaginatevi per un momento di avere un giorno da dedicare totalmente a voi stessi: se non siete dei fanatici del fai da te, allora con molta probabilità, come me, pensereste ad immergervi in un luogo circondato dal verde: raccolto ed intimo se sentite il bisogno di stare con voi stessi, o in uno scenario paesaggistico più vasto se avete desiderio di libertà emotiva, come possono essere le colline del Monferrato, dove spaziare all’interno di un panorama morbido e dove la natura è protagonista di tutti i sensi: vista, udito, olfatto, tatto e gusto (i prodotti della terra sono quelli che da sempre ci catturano, ci legano emotivamente a ricordi e passioni).
In una situazione simile l’essere umano trova equilibrio, sente di appartenere da sempre a questi luoghi, rallenta e avverte come le regole in natura siano lentamente dettate dal trascorrere dei momenti del giorno e della notte, in modalità più aderenti allo spirito ed al genere umano, ascoltiamo un linguaggio innato in noi, che ritroviamo a parlarci soavemente ogni qualvolta siamo al cospetto di un ambiente naturale: la cima di una vetta col suo lago alpino ed i larici coi tronchi incurvati dal peso di mille nevicate, il mormorio di una spiaggia caraibica di notte, una pineta mediterranea in Grecia delimitata da Corbezzoli, Mirti e Tamerici oppure ancora un mare impetuoso sulle ripide coste Bretoni in un giorno grigio di ottobre.
Ognuno di questi scenari ci parla dentro perché gli apparteniamo ed esso appartiene a noi in un certo qual modo, poiché siamo parte di un ecosistema vivente simbiotico dove la mancanza di un elemento provoca il deperimento degli altri a catena.
Perché è corretto avere alberi vicino a casa?
Una volta interiorizzati e condivisi questi concetti sarà più facile comprendere il perché io pensi che sia corretto avere alberi vicino a casa; con le dovute accortezze, sono certo che una pianta possa donare benefici allo spirito di chi la coltiva, al portafoglio e all’ecosistema in generale.
Infatti, bisogna considerare che se messa a dimora, una specie adatta per dimensioni e necessità colturali, situata di fronte alla parete di una casa in direzione della corrente d’aria prevalente, contribuisce a limitare il vento eccessivo, in determinate occasioni può permettere il passaggio di aria fresca in casa, mitigata dalla fronda e quindi fungere da raffrescamento naturale, anziché creare un disagio dovuto alla forza del vento.
Inoltre, se l’esposizione è corretta, con la proiezione della sua ombra mantiene più bassa la temperatura all’interno delle abitazioni, mitigando l’effetto deteriorante dei raggi solari sulle facciate.
Gli alberi in ambito urbano, è ormai ampiamente dimostrato, contribuiscono alla mitigazione delle isole di calore; pensate infatti alla temperatura che percepite quando siete in coda in mezzo ad una carreggiata asfaltata priva di ombra in una giornata di luglio ed invece a quella percepita passeggiando al di sotto di un viale alberato frondoso e ben curato. Assorbono moltissime particelle inquinanti dell’aria che respiriamo, mitigano l’impatto sonoro derivante dal traffico veicolare; insomma, sono un bene prezioso da trattare con estremo riguardo.
Il prof. Francesco Ferrini sulla sua pagina Facebook riporta quanto segue:
Gli impatti termici degli alberi non sono banali, soprattutto nelle nostre caldissime estati. Secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, il potenziale di raffrescamento di un singolo albero è pari a un impianto di condizionamento per 10 stanze che funziona 24 ore su 24! Man mano che le ondate di calore diventano più comuni, l’ombra diventa una risorsa “civica”, una necessità di tutti, riportando i nostri corpi a un equilibrio più normale. Le temperature nelle strade esposte rispetto a quelle ombreggiate dagli alberi tendono a essere superiori dai 3 gradi a 7°C, secondo un articolo apparso tempo fa sul National Geographic. Questo determina anche vantaggi economici significativi, sia per i singoli proprietari di abitazione sia per le città in cui vivono. Uno studio dell’Università della Pennsylvania ha rilevato che un singolo albero piantato vicino a una casa ne aumenta il valore dal 7 all’11%. Secondo un numero del 2017 di Yale Environment 360, gli alberi in 10 megalopoli in tutto il mondo fanno risparmiare circa 500 milioni di dollari all’anno in costi di riscaldamento, spese energetiche e protezione ambientale. E poi riducono gli inquinanti atmosferici, consentono di gestire il deflusso delle acque piovane e diminuiscono i costi di condizionamento dell’aria.
Ma l’impatto che la vegetazione ha sul nostro umore e sulle nostre vite è anche maggiore se ad esempio proviamo ad immaginare il nostro ambito professionale, il nostro ufficio o luogo di lavoro quale che sia. Provate a pensare di guardare fuori dalle finestre e scorgere un parco con alberi, arbusti, fiori e persone che lo vivono oppure, aprire le persiane arrivando al lavoro e trovarvi di fronte alla falda di un tetto di lamiera del capannone vicino, che magari è un ingrosso di pesce…a voi la scelta J.
Io credo che dovremmo sempre di più saper vedere alla vegetazione, ad un ordito verde ben costruito e progettato, come ad un valore aggiunto, a qualcosa verso il quale tendere anziché demonizzarlo perché le foglie “sporcano” o abbiamo il timore che un giorno l’abete di Natale piantato 25 anni fa in una posizione infelice, oggi possa schiantarsi sul tetto di casa.
Consapevolezza e competenza per la progettazione del verde
Il verde va progettato (e poi gestito) con consapevolezza, possibilmente affidandoci a professionisti perché possa assolvere per lungo tempo ai compiti per i quali è stato pensato.
Progettazioni errate, o peggio elaborate a caso, senza competenze, possono mettere i cittadini in pericolo, creare disagio, contribuire ad uno spreco di denaro pubblico o privato e minare la fiducia che le persone hanno negli alberi, imparando a percepirli come un problema anziché come un vero toccasana per moltissimi dei problemi che oggi affliggono le nostre città.
Densità di piantagione corrette, utilizzo di specie idonee al contesto in cui vengono piantate, cura e manutenzioni periodiche effettuate da professionisti e supervisionate da tecnici, gestioni dei cantieri sotterranei urbani molto più oculate per evitare che cantieri poco riguardosi rovinino apparati radicali di alberature, che pochi anni dopo, in pieno deperimento, cadranno sulle auto parcheggiate in sosta.
Esistono moltissimi tipi di alberi di 3^ grandezza, cioè di ridotte dimensioni, adatti a filari di piccole strade o giardini contenuti ma che possono contribuire egregiamente alle loro funzioni ecologiche, tra quelli più ornamentali troviamo l’albero di Giuda (Cercis siliquastrum), fiori lilla a primavera, belle foglie tondeggianti, pochissime esigenze colturali, il Prunus pissardii, una varietà di prugno dal fogliame porpora scuro, che prorompe in abbondantissime fioriture primaverili e produce anche piccoli frutti commestibili, il Clerodendro trichotomum, piccolo alberello dalla fioritura appariscente, oppure, per spazi stretti esistono le varietà fastigiate, cioè a portamento colonnare, come il Prunus serrulata amanogawa, un ciliegio da fiore giapponese di forma affusolata dall’impareggiabile fioritura rosacea, i meli da fiore come il Malus golden hornet che oltre ai fiori produce piccole meline gialle per rallegrare autunno e inverno oltre che a nutrire uccelli ed insetti durante la stagione fredda.
Queste sono piccole piante adatte a contesti poco spaziosi ma che conferiscono carattere e benefici ai luoghi nei quali vengono piantate; bisogna solo saperle scegliere correttamente e poi prendersene cura con un poco di passione.
Il mio cuore rapito dai fiori dei ciliegi selvaggi, ritornerà nel mio corpo quando voleranno via?
KOTOMICHI