Il fogliame è l’apparato vegetale più importante per la vita di una pianta, che pare essere trasparente ai superficiali occhi umani.
Le Foglie sono l’elemento vegetale che le piante hanno sviluppato nel corso di milioni di anni per trasformare l’energia solare in zuccheri necessari alla loro sopravvivenza e che tecnicamente permettono la Fotosintesi clorofilliana.
Possiamo quindi affermare, senza temere smentite, che sono un elemento fondamentale per la vita vegetale ed allora, io mi domando, perché così spesso le snobbiamo in favore di una più effimera, per quanto sgargiante, manifestazione botanica quale è la fioritura?
Eppure, non siamo Api Mellifere noi, per le quali le piante hanno sviluppato escrescenze colorate, appariscenti e intricate, in modo tale da richiamare, condurre e invischiare questi golosi insetti con il polline e garantirsi la continuazione della specie.
A noi umani non “serve” la vivida bellezza del fiore, ed al fiore non serviamo noi.
Quindi, perché siamo così irrimediabilmente attratti da questa appariscenza vegetale ed invece diamo per insignificanti fusti e fogliame che sono altrettanto, se non più armoniosi ed eleganti?
Se sono i colori accesi che ci smuovono dentro, allora concentrandoci un pochino possiamo certamente focalizzare più di una pianta dal fogliame colorato e appariscente, ad esempio la Nandina domestica “fire power”coi suoi rossi accesi nelle giornate fredde dell’inverno, oppure il “Cotynus coccygria “Royal purple” nelle sue tonalità scarlatte.
Come queste ultime, molte sono le piante che ci regalano pennellate di colore grazie al fogliame, basti pensare ai glauchi delle piante da asciutto come Euphorbia, Andropogon o la celeberrima Lavanda, oppure i gialli delle variegature di Ilex, Iris o delle elegantissime Hosta, e come non citare le tonalità oscure di Ophiopogon o Alocasia Balck magic?
La tavolozza di colori delle foglie è veramente ampia, basta saperla consultare ed abbinare per creare cromatismi dagli effetti più disparati e strabilianti.
Immaginate ad esempio di accostare una macchia di Santolina chamaecyparyssus ad uno sfondo di “semplice” Lauro nobilis, l’Alloro; ecco che otterremmo un contrasto cromatico di grande impatto, accentuato anche dalla differenza di dimensioni e forme delle due tipologie di pianta.
Tutto questo senza prendere in considerazione nemmeno un fiore!!!
Possiamo creare architetture definite che ammicchino alla naturale forma libera della vegetazione per suscitare interesse e, financo, scalpore.
Supponiamo ora di avere un lotto rettangolare di terreno delimitato da due bordure mantenute in forma obbligata di Taxus baccata, un semplice parterre di prato stabile ben rasato all’interno del quale ritagliare dei quadrati di nuda terra, nei quali inseriremo la pallida verticalità di una Betula utilis jaquemontii, ed ai piedi delle stesse, nell’area quadrata che abbiamo ricavato, degli arbusti di Berberis thumbergii atropurpurea nana topiati in forma sferica.
Otterremmo un colpo d’occhio elegante, essenziale e materico al contempo, conducendo lo sguardo del visitatore lungo le linee definite dai tronchi delle betulle disposte ad arte per dilatare gli spazi.
Anche in questo caso non sono stati proposti fiori per creare pathos ed interesse quindi non sempre è necessario cercare la carica cromatica di una fioritura massiva, come può essere quella dell’Azalea per creare emozione nei nostri Giardini sensibili; cerchiamo invece di massimizzare le possibilità che ci offre madre natura, enfatizziamone le forme: slanciata o globosa, alta o bassa, chiara o scura.
Non vanno trascurati nemmeno i fusti e le cortecce, che possono caratterizzare angoli se non intere composizioni vegetali coi loro colori; uno su tutti il Cornus alba sibirica elegantissima che regala steli dai colori del corallo ogni inverno, creando magici contrasti quando la neve scende a ricoprire le radici, ma come non citare le Lagerstroemia indica oppure i fusti gialli striati di verde del Phyllostachys aureosulcata aureocaulis, un Bamboo di altissimo valore ornamentale.
In ultimo vorrei spezzare una lancia a favore delle piante a fogliame caduco, che recede in autunno, in un continuo divenire caleidoscopico, ma che proprio grazie a questo fenomeno naturale può dar vita a spettacoli assolutamente inarrivabili, dove la luce bassa delle giornate autunnali filtra tra le fronde cangianti degli alberi, producendosi in sfumature tenui dei gialli, degli aranci, dei rossi, financo dei viola.
Una vera magnificenza a nostra disposizione che spesso ci neghiamo poiché il fogliame una volta a terra viene percepito come una incombenza anziché un’espressione di valore.
Ricordiamoci però che un tappeto di foglie, quando è possibile conservarlo, offrirà riparo alle radici, agli insetti utili, ai piccoli abitanti dei nostri giardini e si deteriorerà fornendo nutrimento alla vegetazione.
Un piccolo sforzo di pazienza e di applicazione pratica a fronte di uno spettacolo veramente senza eguali.
Cerchiamo di vedere la bellezza insita nella forma oltre che nel colore, nel portamento oltre che nel profumo e nel risultato d’insieme oltre che nell’episodio della fioritura, per raggiungere obiettivi più duraturi, armoniosi e d’impatto, ad alla lunga più in sinergia con la naturale predisposizione che ognuno di noi, a suo modo, ha verso le espressioni vegetali della Natura.
KOMOREBI: È il termine giapponese per indicare la luce che filtra tra le foglie degli alberi.
C’è qualcosa di assolutamente poetico, quasi magico, in una cultura che crea una parola apposta per un concetto del genere.
Fonte: Studiare da Giapponese
ph credit: Garden design, Floricultura Varanese di Pedetti Paolo, ernestoreano.pe