È Primavera! (finalmente), e come ogni anno il risveglio vegetativo stimola anche negli esseri umani la voglia di tornare a vivere gli spazi esterni, ad occuparsi quotidianamente del proprio Giardino, a cercare con malcelata ansia i primi accenni di vegetazione laddove in autunno abbiamo messo a dimora i bulbi, assieme alla speranza di una fioritura primaverile copiosa e foriera di gioia.
Questo generalmente è anche il momento in cui ci si ricomincia a prendere cura del nostro tappeto erboso, che ormai da qualche decennio è, impropriamente a mio avviso, sinonimo di Giardino ornamentale, o per meglio dire ci siamo (o ci hanno?) convinti che non possa esistere un Giardino senza un tappeto erboso, possibilmente all’Inglese.
Molti di noi considerano un prato all’inglese, il green di un campo da Golf oppure il manto di un campo di calcio di serie A; In realtà queste ultime sono coltivazioni iper-professionali distinte, dove cultivar (le varietà agrarie di una specie botanica) di graminacee formano un tappeto erboso.
Nella maggior parte dei casi però poi il nostro tappeto erboso è un prato stabile, rasato ogni 15 gg se va bene e non piove, verde fino a giugno ed una steppa più o meno giallastra da luglio a settembre.
Credo sia opportuno a questo punto fare un doveroso distinguo tra cosa sia un tappeto erboso ornamentale di pregio ed un prato stabile.
Cos’è il prato stabile?
È un prato che non viene arato o dissodato per molto tempo. Si lascia a coltivazione spontanea, non si diserba e non si usano antiparassitari. Le uniche pratiche agricole a cui è sottoposto sono lo sfalcio (che è differente dalla rasatura periodica del tappeto erboso), l’irrigazione e la concimazione.
Ovvia e auspicabile conseguenza di questo tipo di ecosistemi è la maggiore biodiversità.
Cos’è il tappeto erboso ornamentale?
È una coltivazione di uno o più varietà di graminacee, selezionate per le proprie caratteristiche ornamentali e tecniche, ad esempio un colore di verde più intenso, una lamina fogliare più larga, una resistenza maggiore in situazioni di poca luminosità, una tolleranza alle malattie fungine sono solo alcune delle caratteristiche che i ricercatori selezionano nei laboratori che sviluppano i miscugli dei nostri tappeti erbosi.
Per ottenere risultati apprezzabili nel prendersi cura di un tappeto erboso ornamentale di pregio sono necessarie molte cure, conoscenze tecniche, dedizione, interventi fitosanitari, un piano di manutenzione da seguire scrupolosamente, acqua e una certa dose di denaro.
Ora che abbiamo chiarito quali sono gli standard agli estremi di questo tipo di coltivazione è altresì possibile affermare che all’interno di queste realtà esistono dei range di tolleranza che ci consentono di coltivare con buoni risultati un tappeto erboso, tutto sta nel decidere quale sia il nostro obiettivo finale e come ottenerlo ed infine quale sia il nostro grado di tolleranza alle imperfezioni estetiche e funzionali.
Ma il vero focus di questo articolo voleva essere un altro, ovvero riflettere sulla reale necessità di coltivare un tappeto erboso, sul costo ambientale per la sua formazione e gestione e sulle scelte alternative a questo modo di pensare al prato in un Giardino.
Al contrario di quanto si possa comunemente pensare il tappeto erboso è con tutta probabilità la coltura vegetale più utilizzata al mondo, infatti in quasi tutti gli angoli del pianeta, dove di più, dove di meno, viene coltivato il tappeto erboso a scopo ornamentale e ricreativo.
Immaginate di sommare tutti gli appezzamenti dei giardini privati, i campi sportivi, i parchi pubblici, i vivai specializzati nella produzione di zolle di Americhe, Europa ed Asia…il numero di mq ottenuto è enorme.
Se a questo dato associamo che coltivare un tappeto erboso prevede di fornire acqua con frequenza regolare a seconda di latitudine e longitudine del luogo in cui è stato impiantato, (in nord Italia, ad esempio, un dato attendibile del fabbisogno idrico giornaliero estivo si attesta sui 5lt/mq).
Una quantità di acqua molto rilevante se pensiamo che zone del mondo dove fa più caldo e piove di meno avranno di certo bisogno di una quantità maggiore di acqua per un numero maggiore di giorni rispetto al nord Italia.
Bisogna poi considerare il costo energetico per produrre, trasportare e spargere i fertilizzanti per nutrire il tappeto erboso, i fitofarmaci che utilizziamo per mantenere il nostro prato privo di infestanti sgradevoli alla vista ed al riparo dalle temutissime malattie fungine (ndr ricordiamoci sempre che molti fitofarmaci non sono selettivi e contribuiscono a diminuire la biodiversità dei nostri giardini) ed in ultimo per alimentare i motori delle macchine con le quali ci prendiamo cura delle questioni tecniche: rasatura, arieggiatura, bucatura, sabbiatura, solo per citare le più comuni. Una quantità di energia veramente considerevole non trovate?!
Cari Giardinieri sensibili vi ho messo a parte di queste mie considerazioni per arrivare a dire che non credo che il tappeto erboso sia da demonizzare poiché energivoro, ma per stimolare ad una visione differente del modo in cui pensiamo ad esso.
Ad esempio, anziché renderlo protagonista assoluto dei nostri spazi verdi, potremmo ridurre l’area che riserviamo al prato, aumentando proporzionalmente quella di arbusti, erbacee perenni, spazi pacciamati con materiali biodegradabili ed organici, spazi gioco per bimbi o convivialità per adulti.
Un altro tipo di approccio potrebbe essere quello di iniziare ad utilizzare per seconde case o zone del giardino che utilizziamo di meno, delle specie macroterme (ovvero tipi di piante da tappeto erboso che amano le alte temperature) che richiedono meno rasature, molta meno acqua, non temono le infestanti e le malattie che i nostri miscugli di microterme (specie di piante da tappeto erboso più adatte al clima continentale nordeuropeo e nordamericano) invece ahimè soffrono.
Se vivete in luoghi dal clima particolarmente mite sarà ipotizzabile l’utilizzo di vegetazione coprisuolo sempreverde, che oltre ad una ridottissima manutenzione meccanica, un ridotto apporto idrico, regalerà splendide fioriture. Tra queste ultime troviamo la Lippia nodiflora e la Verbena hybrida.
Una ultima menzione, a me molto cara, va fatta per la gestione alternativa del tappeto erboso ovvero quella del Prato Fiorito, un particolare miscuglio di sementi che se lasciato crescere sviluppa fioriture variopinte durante tutta la stagione della vegetazione.
Questa soluzione per funzionare al meglio prevede che lo sfalcio venga effettuato non più di 3 o 4 volte per stagione per dare modo ai fiori di crescere, svilupparsi e disseminarsi affinché diano continuità alla comunità di erbe e graminacee che si sono seminate, quindi ridotta manutenzione meccanica, pochissimo apporto idrico, se non di soccorso, e uno spettacolo meraviglioso e poetico che sarà un paradiso per insetti impollinatori e uccellini.
Possiamo pensare a impiegare questa soluzione in rotatorie stradali, spazi del giardino poco utilizzati e seconde case.
Se inizieremo a ripensare al ruolo rivestito dal tappeto erboso nei nostri Giardini, di certo dovremo anche rivedere le nostre abitudini e come vivremo i nostri spazi aperti, ma di contro avremo contribuito a diminuire il consumo di energia ed acqua globali, aumentato la biodiversità, a tutto vantaggio dello spettacolo della natura del quale potremo godere, diminuirà inoltre l’impegno fisico che è necessario alla gestione di un tappeto erboso di elevata qualità e di conseguenza invece aumenterà il tempo da dedicare alla lettura di un buon libro seduti in Giardino ascoltando il best of di Etta James.
“La sobrietà non è soltanto una virtù di cui il sistema economico e produttivo basato sulla crescita del prodotto interno lordo ha voluto cancellare accuratamente ogni traccia perché non se ne serbasse nemmeno la memoria nel giro di una generazione, ma è, soprattutto una manifestazione di intelligenza e di autonomia di pensiero.”
Maurizio Pallante