Che poi, detto tra noi, esiste veramente?
Mi interrogo spesso sul ruolo che l’essere umano riveste all’interno dell’ecosistema nel quale vive, cerco di farmi un’idea accettabile da cui partire per fare le mie considerazioni. In definitiva, desidero individuare una linea guida che orienti il mio quotidiano: sul piano umano, etico, come genitore, come professionista e come cittadino del mondo.
Certo, sono consapevole che nessuno è depositario di una verità oggettiva e incontrovertibile, pertanto bisogna saper scegliere la nostra verità, come ci suggeriva Luciano Ligabue nella sua Non è tempo per noi.
Ho imparato presto che i Demiurghi, o presunti tali, che millantavano conoscenze uniche, vie preferenziali per il sapere, sono spesso motivati da ben poco divine facoltà, quanto piuttosto da ben più terrene pulsioni.
Mi affido quindi a ciò che la scienza è in grado di spiegarmi oggi, basandosi su fatti, raccolta ed elaborazione di dati e non su acquasantiere, fondi del caffè, profezie millenarie o la ruota del lotto di Napoli.
Il clima, e il pianeta, lo vediamo tutti ogni giorno, sono mutati sotto svariati punti di vista negli ultimi 30 anni: periodicità degli eventi atmosferici, intensità degli stessi, aumento delle temperature medie, diminuzione delle superfici boscate, scioglimento dei ghiacciai, crescita delle zone desertiche, contaminazione degli habitat da parte di specie di flora e fauna alloctone, epidemie globali.
A fronte di ciò, mi chiedo quindi, se e cosa possa fare l’uomo comune, dalla comodità del suo divano di casa (comprato entro la domenica di fine saldi di Poltrone e Sofà), dove sprofonda le sue allenatissime terga, frutto di massacranti gare di vertical kilometer.
A questa domanda, per deformazione professionale, per l’amore incondizionato che nutro per il mio lavoro e per un istinto di autoconservazione, vi rispondo, cari Giardinieri sensibili, che posso e dovrei sfruttare al meglio gli strumenti oggi disponibili. Questi strumenti, frutto di decenni di ricerca da parte di migliaia di scienziati lungimiranti, offrono soluzioni che puntano tutte in un’unica direzione: valorizzare, curare e gestire con maggiore consapevolezza le aree verdi, ovunque esse si trovino.
E ci volevano gli scienziati per dare questa risposta? – giustamente- mi direte voi.
In effetti sì! Perché un conto è mettere a dimora uno, dieci, cento piantine forestali nelle varie giornate dell’albero o in qualsivoglia giornata dedicata al pianeta, per lavarsi la coscienza e tornare al supermercato a comperare gli avocadi dell’Equador in pieno gennaio a cuor leggero, ed un altro è invece impiegare la scienza agronomica, botanica, naturalistica, climatica, urbanistica con dedizione e impegno, affinché i luoghi che abitiamo migliorino dal punto di vista della qualità dell’aria, della mitigazione degli eventi atmosferici che ci affliggono, della qualità del cibo, adottando uno stile di vita biofilico (ndr favorevole ai processi biologici).
Per raggiungere certi obiettivi, però, non è necessario essere scienziati del Cern, o stanziare milioni di € -manco foste il Jeff Bezos della situazione con le sue politiche di green washing- poiché, come dicevo sopra, anche noi persone comuni possiamo fare la nostra piccola differenza ogni giorno.
Come?
Seguendo le indicazioni insite nelle NBS – Nature Based Solutions, ad esempio.
Cosa sono le NBS? Nature based Solutions sono una serie di azioni ispirate, supportate o letteralmente copiate dalla natura.
Si tratta di un concetto relativamente recente utilizzato dalla Commissione Europea per identificare strategie, azioni e interventi, basati sulla natura che forniscono servizi ambientali e vantaggi socioeconomici capaci, qualora svolti nel contesto urbano, di aumentare la resilienza delle città.
Sono soluzioni che comportano molteplici vantaggi per la salute, l’economia, la società e l’ambiente, e quindi possono rappresentare soluzioni più efficienti ed economiche rispetto ad approcci tradizionali, a patto che siano adatte ai territori dove sono impiegate.
Al link di seguito trovate un approfondimento molto veloce ed intuitivo su cosa sono incentrate e quali obiettivi si prefiggono le NBS
https://www.reteclima.it/nature-based-solutions-nbs/
All’interno di questo acronimo sono racchiuse misure e/o interventi quali:
- Riforestazione urbana- Tiny Forest;
- Città spugna – Sponge Cities;
- Salvaguardia ed aumento della biodiversità in ambito urbano;
- Ripristino di aree degradate costiere e montane;
Immagino che leggendo riforestazione urbana, ad esempio, vi siate chiesti se chi scrive non fosse preda di delirio da febbre o, peggio, immerso in qualche trip lisergico che lo scollega dalla realtà. E anche se un percorso introspettivo a base di psilocibina mi piacerebbe moltissimo, non è così, infatti, le Tiny forest sono realtà; si tratta di piccolissime foreste urbane, anche di soli 100 mq, di formazione umana, impiantabili dovunque e che, se realizzate secondo i criteri del botanico giapponese Akira Miyawaki, l’ideatore di questa tecnica, nell’arco di soli 20 anni possono emulare lo sviluppo di una foresta naturale di 100 anni, generando benefici molteplici.

Chiunque possieda un piccolo appezzamento di terra quindi, appoggiandosi ad un vivaio forestale della sua regione, potrà dare vita, seguendo le indicazioni del Prof. Miyawaki, la sua piccola foresta urbana.
Un esempio è quello della tiny forest nata dalla riconversione di un parcheggio in Olanda che è una delle sette mini-foreste nella città di Utrecht. Piantata nel 2018, oggi è ampia quasi 400 metri quadri ed è circondata da un parco giochi, impianti sportivi e un laghetto.
I dati sulla biodiversità sono incredibili, se si considerano le dimensioni limitate dell’area che tuttavia ospita 1.140 alberi: sono stati scoperte più di 290 specie diverse di piante e animali! INCREDIBILE VERO??
Fonte: https://brandforthecity.com/piccole-foreste-in-grandi-citta-il-fenomeno-delle-tiny-forest/
Ma vi dirò che non è finita qui! Possiamo andare oltre con poche e semplici azioni di buonsenso e volontà civica. Ad esempio, realizzando dei tetti verdi potremmo ridurre l’energia necessaria per riscaldare o raffrescare la nostra abitazione – traducendosi in un concreto risparmio economico. Questi tetti, infatti, assorbiranno e rallenteranno l’acqua che, defluendo dal tetto, arriva in strada e deve essere gestita da un sistema fognario spesso insufficiente, contribuendo così a mitigare gli eventi alluvionali. Inoltre, favoriranno un aumento della biodiversità, fornendo cibo e riparo ad api, farfalle, uccelli e altri insetti utili.

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Foto: ©marcoschiavone-0833_courtesy Benedetto Camerana
Possiamo inoltre, gestire le acque di superficie del nostro giardino realizzando condotti drenanti, rain gardens, e zone di laminazione, dove l’acqua può essere indirizzata e dove verrà filtrata dal terreno nel giro di 48 ore circa, tornando a nutrire la falda freatica e dove saranno messe a dimora piante adatte al contesto, creando una zona umida che si riempirà di vita, colori e natura.


Questi sono solo alcuni suggerimenti di piccole azioni concrete che possiamo scegliere di intraprendere nel nostro quotidiano di cittadini e piccoli proprietari ma che possiamo, e dovremmo, a mio avviso, opzionare e/o incentivare anche nelle scelte professionali, quando rifaremo o costruiremo il nuovo capannone aziendale, quando progetteremo o affideremo gli appalti per una nuova urbanizzazione, quando pensiamo al futuro che vogliamo lasciare ai nostri figli.
Le possibilità oggi ci sono, bisogna solo farle nostre e saperle comunicare
Una ventina di anni fa Telecom realizzò un messaggio pubblicitario geniale e sempre attualissimo nel suo contenuto, che vi invito a riguardare per motivarvi ad essere testimoni e sponsor di un piccolo miglioramento quotidiano nelle nostre scelte di vita: